Una speciale riflessione meritano le problematiche ed i bisogni di questa fascia di popolazione, per la quale il servizio sociale di base ha sviluppato un’attenzione ed uno sforzo costanti nell’analisi, nella valutazione e nell’elaborazione di interventi specifici e rispondenti, il meglio possibile, alle reali necessità.
La non autosufficienza:
dopo la Legge n.328/00 che nell'art 16 prevede l'erogazione di "…prestazioni di aiuto e sostegno domiciliare, anche con benefici di carattere economico, in particolare per le famiglie che assumono compiti di accoglienza, di cura dei disabili fisici, psichici e sensoriali e di altre persone in difficoltà, di minori in affidamento, di anziani;……", si è ancora di più accesa la discussione su chi fossero realmente le persone non autosufficenti a cui erogare queste prestazioni.
Nel momento in cui il concetto viene definito, si fa principalmente riferimento alla difficoltà di svolgere le "ricorrenti azioni quotidiane".
La non autosufficienza è quella condizione in cui l'autonomia personale, economica, domestica e sociale è in parte o del tutto compromessa e pertanto comporta la necessità di un aiuto esterno. Causa emergente di non autosufficienza risulta essere la demenza.
La demenza è una condizione che interessa dall’1 al 5 per cento della popolazione sopra i 65 anni di età, con una prevalenza che raddoppia poi ogni quattro anni, giungendo quindi a una percentuale circa del 30 per cento all’età di 80 anni. Per demenza si intende genericamente una condizione di disfunzione cronica e progressiva delle funzioni cerebrali che porta a un declino delle facoltà cognitive della persona. Nella definizione generica di ‘demenza’ rientrano diverse malattie, alcune classificabili come demenze ‘primarie’, come la malattia di Alzheimer, la demenza con i corpi di Lewy, la demenza frontotemporale, e altre invece definite ‘secondarie’, in quanto conseguenza di altre condizioni. Definire una malattia neurodegenerativa è purtroppo ancora oggi piuttosto complesso; la difficoltà di effettuare una diagnosi precisa delle diverse forme di demenza, in parte perché i sintomi clinici sono spesso simili soprattutto nelle prime fasi della malattia, ha diverse conseguenze, non ultima quella che il trattamento possa essere orientato in una prima fase verso una malattia diversa da quella che poi effettivamente si manifesta.
La maggior parte dei pazienti, specialmente nello stadio iniziale della malattia, può essere assistita a casa anziché ricorrere a case di riposo o altre strutture. Più della metà dei pazienti continua a vivere nella propria casa, e l'80-90% viene assistito da familiari e amici. L'assistenza a un malato di Alzheimer può provocare problemi emotivi, psicologici e fisici. Con il progredire della malattia, chi si prende cura del paziente finisce per allontanarsi dagli amici e dalle normali attività sociali. Anche le persone più devote non possono fare a meno di provare un senso di colpa per il rancore o la frustrazione che provano nel dover affrontare le modificazioni del comportamento causate dalla demenza. La demenza inoltre comporta notevoli problemi finanziari per i caregiver: chi assiste un paziente a tempo pieno perde in media più di tre settimane di lavoro all'anno, mentre un quinto lascia definitivamente il lavoro per poter dare assistenza continua.